Camminava a passo svelto, su quei marciapiedi di sampietrini resi scivolosi dall’abbondante pioggia che durante il giorno si era abbattuta sulla città. Le sue calze nere si sfregavano con violenza tra di loro, mentre le sue gambe ossute cercavano di zigzare tra la folla, che affollava le vie del centro.
Era infastidita da quel nugolo di persone che aveva invaso la sua via. Voleva correre verso casa, o chissà verso chi.Dalla sua Hermès, stretta verso il petto, riecheggiava un tintinnio perpetuo di bottiglie. Vetro che sbatteva cadenzato dai suoi passi, nonostante lei cercasse di stringere a più non posso la sua borsa verso il seno sinistro.
Correva scomposta, tra il nevischio che si poggiava tra i suoi capelli biondi, mentre cercava di accelerare quel passo che le faceva aprire a ripetizione la sua giacca a vento. Ma la sua priorità era la borsa, o il suo contenuto, e con l’unica mano libera spingeva in avanti, come a darsi uno spintone più forte. Come se chiedesse al suo corpo uno sforzo che non poteva sopportare.
La sua testa era bassa. Non guardava nessuno sfavillante scintillio che proveniva dalle luminarie, non provava fastidio per quella pioggia sottile che le si posava addosso. Lei correva al ritmo delle bottiglie di vino che le ricordavano perché camminava così forsennatamente.
Finché la sua corsa non si è arrestata. In mezzo a quel lungo viale lei si è bloccata. Così come il tintinnio del vetro, che fermo ha smesso di contrapporsi al brusio lontano della folla, nella Piazza del Mercato. Come se lei in quel momento si fosse resa conto di essersi smarrita e si fosse finalmente accorta di quel nevischio che cadeva.
Ha lasciato il corso illuminato dalle vetrine delle grandi maison e ha scelto un vicolo più scuro, circondato da case con mattoncini rossi e graffiti colorati su i tetti. Ha finalmente smesso di stringere la sua borsa e ha rallentato il suo passo. Come se fosse tornata nel suo mondo. In quello della calma, lontano dalle luci e dall’allegria natalizia.
La sua figura minuta dopo qualche secondo è scomparsa, risucchiata da quelle luci fioche. Il vetro delle bottiglie ha sbattuto per un’ultima volta, insieme ad un uscio che si apriva. Mentre tutto intorno nessuno passante si era accorto di lei.