Quando arriverà il giorno del riscatto mi troverà pronta, perché lo aspetto da tempo e consapevolmente so di essere sulla strada giusta. C’è solo qualche piccolo incidente di percorso che non mi fa procedere spedita. Ogni tanto incontro delle buche che mi fanno vacillare e cadere, ma so che basta poco per farmi rialzare,perché immancabilmente ho sempre una mano che mi tira su.
La mano è quella che trovo alla fine del mio braccio, quasi sempre. Non per individualismo esasperato, ma per cosciente convinzione che nessuno meglio di noi stessi può capire quando è il momento di agire, o di frenarsi. Si può cercare conforto negli altri, ma difficilmente gli altri possono scegliere al nostro posto.
Se poi cerchiamo di sopravvivere abbracciati a qualcuno che ci fa continuamente cadere, sbattere e ruzzolare, per poi incolparci anche della nostra caduta, beh significa che quella strada deve essere proprio deviata. I sentieri sono infiniti, basta saperli riconoscere. Non si può passare la vita a giustificare l’ingiustificabile.
L’attesa è la madre delle mie tragedie, è qualcosa che provoca tutti i sintomi di una precoce morte. Penso sia il sentimento peggiore, insieme alla paura di perdere qualcosa,ma negli anni ho imparato a farmela amica per non rischiare di rimanere una sua vittima. Amo l’immediato di una risposta sincera, piuttosto che un mugugno stretto tra i denti che prelude un’attesa di pensieri infiniti.
La mia attesa è scura come l’ebano, è dura come il marmo, ed è ruvida come carta abrasiva. Un giorno finirà.
Il mio riscatto è chiaro come la neve, è duro come un diamante, ma anche delicato come il velluto. Un giorno arriverà.