Devo dirtelo che sì, sarà una gioia immensa

Sono già due ore che dormi, come i pargoli fanno nelle loro culle calde. Eppure di fianco a te non riesco più a prendere sonno. Sono due notti che un nodo in gola mi toglie il respiro e non mi lascia via di fuga dall’insonnia, che mi percuote con una verga possente.

E allora questa sera decido di fare i conti con me stessa e forse anche con te, e così ti lascio solo nel nostro letto ed io vado via.

Mi accuccio sulla poltrona di velluto grigio che ho scelto dopo il nostro primo anniversario e mi avvolgo con la coperta di lana che ho voluto acquistare nel nostro viaggio in Irlanda. E ti scrivo, come non ho mai fatto, su un foglio bianco, che ieri ho trovato tra le tue cose.

Un foglio che attende una risposta da un anno e che invece è rimasto nel silenzio della nostra cabina armadio, inamidato come una camicia e profumato come la biancheria pulita.

Volevi un figlio e non me lo hai mai detto. Eppure, tu avevi messo in chiaro sin dai nostri venticinque anni che non avresti voluto pargoli per casa e che il passo più grande che avresti potuto compiere sarebbe stato un matrimonio civile. Ed io avevo accettato, per tutto l’amore che provavo e provo per te, estirpando quasi del tutto il mio desiderio di diventare mamma. Avevo accettato questo compromesso, a volte domandandomi se questa tua richiesta e questa mia privazione fossero giuste.

Eppure il pensiero di avere un figlio da un altro uomo che non fossi tu, mi disgustava come nessun’altra cosa. E così pian piano avevo lasciato che questo peso affondasse nel mio inconscio. Forse aspettando che un giorno potessi cambiare idea.

E allora mi domando, perché proprio oggi? Perché proprio ora? E’ il destino che ha voluto aiutarmi, quando ormai i 30 anni sono passati da poco?.

Sono consapevole di essere a volte testardo e che difficilmente sono in grado di tornare sui miei passi, anche quando sono certo di aver sbagliato. E che sono orgoglioso e che mi vergogno e ancora mi faccio rosso, quando mi imbarazzo. Ma forse questa volta è differente. Forse oggi mi sono accorto che un figlio, mio e tuo, non sarebbe un errore, ma solo un’immensa gioia.

E allora io non posso più far finta di non aver letto, di non aver pianto, di non aver desiderato per tutti questi anni di sentirtelo dire. E forse mentre ti scrivo e continuo a piangere, devo tornare nel nostro letto e svegliarti. E dirtelo. Dirtelo che sì, anche io voglio un figlio. E che sì, nella vita anche chi cambia idea non è un perdente. E che sì, sarà una gioia immensa.

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