A volte mi sento clandestina nella mia Italia

a volte mi sento una clandestina nella mia italiaSono italiana, vivo in Italia, eppure a volte, durante dei giorni difficili mi sento una clandestina in terra straniera, che stenta a salire la china. Come se mi trovassi in balia di quelle onde che accompagnano i barconi verso Lampedusa, ignara di quale destino possa pararsi una volta sbarcata. Davanti a me c’è una passerella che traballa, sotto un mare in tempesta, e nonostante indossi un giubbotto di salvataggio so bene che se verrò risucchiata dalle onde nessuna protezione potrà salvarmi.

Mi sento una clandestina che mette un piede davanti l’altro, sospesa su una corda, che non le appartiene. Ogni passo in avanti pare un miracolo e ogni volta che scorgo in lontananza il porto, ecco che la nebbia lo avvolge. Appare e scompare, ad intermittenza, facendo accendere una speranza e spegnendola dopo poco. Ed è difficile proseguire, come far restare acceso un lume, durante una tormenta di neve.

Fuggo dai controlli di chi vede il mio sorriso spento. Guardo le foto che mi ricordano cosa ho lasciato indietro. Colleziono speranze e le incollo come post-it sul muro del pianto. Eppure io sono in Italia. In un paese con tanti obblighi e pochi diritti. Per la legge non sono una clandestina, ma miei sentimenti lo sono, come quelli di chi combatte quotidianamente per scavalcare barriere e difficoltà. E ancora aspetto di capire, come i miei amici, chi mi allungherà una mano, una volta che il barcone sarà riuscito ad arrivare al molo…

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