Lui, traditore seriale

Lo guardavo seduta dal mio tavolo, in un rigido giorno uggioso, che di grigio aveva proprio l’acre sapore dell’inverno, misto allo smog della città. Lui si dimenava velocemente nella brasserie di suo padre, mentre inviava in cucina, con precisione e dimestichezza gli ultimi ordini che gli giungevano dalla cameriera Magdalene. Studentessa americana, per sei mesi a Roma, che arrotondava il suo soggiorno servendo ai tavoli durante l’ora di pranzo.

Non mi era bastato molto per capirlo. La carica esplosiva, come una dinamite accesa, vibrava nel corpo asciutto di lui e lo sguardo, che seguiva la cameriera, tradiva qualsiasi sua premura. Quando lei lo avvicinava, i suoi occhi ammiccavano ad un dopo che ci sarebbe stato, o ad un prima già consumato. Mentre cercava di mascherare, quel suo pulsante ardore, verso un pullulante desiderio di amore.

Amore. Ma che amore era mai questo? Consumato tra i fusti vuoti di birra, sbattuto sul tavolo ancora unto di patatine fritte, violentato tra le scope e i disinfettanti. Ma loro si volevano, nell’incosciente inconsapevolezza di lei e nella furibonda pulsione mai assopita di lui. Mentre continuamente viaggiava alla ricerca di nuove prede, che avrebbe scaricato dopo poco, come il reso di una cassa di bottiglie di Coca Cola.

Sì, perché per lui, tutte le donne, da traditore seriale quale era, erano come una bottiglietta di Coca Cola aperta. All’inizio: forte, frizzante, quasi logorante, ma buona. Dopo poco: povera di brio, “sfiatata”, da buttare dentro lo scarico del lavandino.

Ora ridevano insieme, davanti un doppio hamburger con chips, nella complicità inaudita di chi non si cerca solo con gli occhi, ma ha bisogno anche del contatto fisico. Ed ecco che bisticciavano sulla pronuncia esatta di quel piatto, mentre si spintonavano dietro il bancone di legno scuro, ormai consunto da tutti i boccali di birra passati, nelle notti romane.

Ma i traditori seriali riescono a nascondere, così come gli assassini che tornano sempre sul luogo del delitto e piangono sulle spalle dei cari, chi veramente sono. Qual è la loro vera natura, che può assopirsi, ma che poi torna prepotente, a discapito di tutti.

E così, come ogni giorno, intorno alle 14.00, ecco giungere sua figlia, che dall’uscita dell’asilo si reca a salutare il suo papà. Mentre la cameriera con un solo sguardo penetrante di lui si incupisce e scompare in cucina.

Ora decido che è il tempo di pagare e di alzarmi da quel tavolo da cui non posso e non voglio continuare a vedere quel teatrino di marionette, su cui si abbatte forse il sospetto del tradimento,che non si vuole accettare. O forse la consapevolezza che si vuole dimenticare.

Pago il mio conto, saluto ed esco fuori la brasserie e mi dico che no, se una donna sapesse non potrebbe accettare…o è forse quello che spero, nell’illusione di una razionalità che con l’amore a volte scompare.

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